Ep1 - Perché i Dati sono così importanti in azienda? Perché si parla sempre di azienda data-driven? - Osservatorio Politecnico di Milano
"Il pilota fa ancora la differenza ma la strategia viene decisa dalla squadra di ingegneri in base ai dati: oggi non si può prescindere dagli Analytics per correre in un gran premio" disse Sam Michael, direttore sportivo della scuderia McLaren.
Ecco allora se la strategia può essere decisa e ridefinita sfrecciando a 300 all'ora, la domanda è come poter utilizzare i dati anche per supportare le decisioni strategiche delle nostre aziende.
Io sono Lorenzo Beliusse, direttore marketing di Reti S.p.A., e vi do il benvenuto a INNOVATIABLE in particolar modo al primo episodio di questo podcast Reti in cui trovare spunti e idee per stimolare l'innovazione sostenibile.
Oggi qui con me per parlare di questo tema c'è Alessandro Piva, responsabile dell'Osservatorio Artificial
Intelligence del Politecnico di Milano.
Ciao Alessandro!
Ciao Lorenzo grazie mille per l'invito.
Grazie a te per averci raggiunto qui in Campus Reti.
Allora, appunto, siamo in un'epoca davvero esponenziale.
Perché si parla così tanto di dato?
Certo, bah, nell'ultimo decennio c'è stata una rivoluzione nel mondo dei dati che ha portato l'attenzione da quelli che sono i dati transazionali, maggiormente legati diciamo ai sistemi informativi aziendali, ad un ampliamento delle opportunità che dai dati stessi si possono ottenere.
Questo fondamentalmente in seguito a due rivoluzioni principali che hanno di fatto aperto le opportunità per le imprese che sono:
la rivoluzione dell'Internet of People e dell'Internet of Things.
Cosa significa? Nell'ultimo decennio abbiamo assistito a una vera capacità di generazione dei dati che deriva, per il mondo Internet of People, dalle interazioni tra le persone.
Quindi l'esplosione dei social media che inizialmente sembrava un tema che potesse interessare soltanto l'utilizzo come utenti personali, ha di fatto creato una serie di opportunità nelle
modalità di interazione con il cliente, nelle modalità di disegno dei prodotti e dei servizi, assolutamente innovative.
Dall'altra parte c'è tutto il mondo dell'internet of Things, della rivoluzione Internet of Things,
quindi tutti i dispositivi connessi partendo dai nostri dispositivi cellulari che utilizziamo nella nostra quotidianità fino ad arrivare ai dispositivi connessi nelle città, dispositivi connessi all'interno delle case e entrambe queste rivoluzioni sono legate ad una crescita esponenziale di dati.
Crescita esponenziale dei dati che inizialmente è stata vissuta dalle aziende quasi come un problema, una difficoltà nel comprendere che cosa farne ma che nel corso degli anni è diventata poi l'inizio di un processo di cambiamento complessivo.
Inoltre, abbiamo visto che il dato è diventato centrale proprio perché interi settori sono stati rivoluzionati da nuovi player che, cambiando basandosi sui dati, sono riusciti a cambiare le regole del gioco in svariati settori.
Pensiamo al mondo del turismo, che è stato fortemente condizionato da tutti i modelli di vendita di acquisto online; pensiamo al modo in cui usufruiamo dei nostri contenuti media nella nostra quotidianità,
al passaggio dai supporti fisici alla fruizione di contenuti digitali ma pensiamo anche al mondo dei pagamenti, o al modo in cui usufruiamo di servizi nel mondo dei trasporti, piuttosto che nel modo in cui mangiamo.
Il digitale è diventato pervasivo ed è andato ad erodere sostanzialmente nei mercati che
nel nostro immaginario erano considerati totalmente dominati da player tradizionali.
Questo certamente ha portato dal punto di vista del consumatore a grandi opportunità, la possibilità di accedere a servizi in modo più semplice e intuitivo spesse volte anche in modo più economico e
sicuramente in modo pervasivo e, come dire, l'ha diffuso nella vita quotidiana superando anche i limiti spazio temporali.
Questo che cosa ci deve fare pensare?
Ci deve far pensare che il dato diventa centrale, diventa centrale per le aziende tradizionali anche per coloro le quali hanno aspettato perché magari forti di questo vantaggio competitivo di posizionamento
non hanno in qualche modo visto minacce da questa evoluzione esterna, anche queste aziende oggi
necessariamente devono approcciare in maniera strutturata tutto ciò che riguarda i dati.
Perché?
Perché la competitività oggi si fa sulla velocità con cui si prendono le decisioni, la velocità su con cui si
lanciano i nuovi prodotti servizi, le nuove modalità con cui si riesce a catturare l'interesse delle persone.
E quindi da una parte posso cogliere vantaggi competitivi, se mi muovo per tempo, dall'altra parte invece posso andare ad erodere quello che mio vantaggio competitivo nel momento in cui non accolgo questa questa rivoluzione.
E non è semplice perché ovviamente significa strutturarsi in modo diverso, inserire competenze, andare anche a scardinare logiche tradizionali e quindi è un percorso lungo che però oggi è necessario intraprendere.
Assolutamente uno dei temi importanti nella misura in cui si va poi a sviluppare qualsiasi soluzione
digitale nuova è sicuramente la resistenza al cambiamento, il fatto poi di fare anche un cambiamento culturale probabilmente no?
all'interno delle realtà delle aziende.
Alessandro, l'Osservatorio studia costantemente questi temi, gli Osservatori oserei dire, tu sei su più Osservatori e qual è lo stato dell'arte?
A che punto siamo in Italia?
Assolutamente, oggi questi questi temi sono temi concreti all'interno delle organizzazioni e lo vediamo dai dati.
Dai dati che ci confermano come da molti anni i temi, insomma, degli Analytics, della Business Intelligence, del Machine Learning, delle IA, siano al centro degli interessi dei decisori aziendali.
Temi concreti che possiamo anche rappresentare con i numeri di mercato che insomma annualmente diamo.
Oggi possiamo dire che riconosciamo nel mercato dei dati due grosse componenti:
la prima legata ai temi degli Analytics, dei Big Data, del Basic Analytics quindi della Business Intelligence che questo sicuramente un mercato più maturo che per il 2022 stimiamo essere intorno ai 2 miliardi
e mezzo, 2 miliardi e 400 milioni di euro quindi mercato significativo sia dal punto di vista quantitativo che anche dal punto di vista della dinamica, un mercato che sono ormai molti anni che cresce a doppia cifra, intorno al 20% al di là insomma dell'anno pandemico in cui c'è stato necessariamente allentamento, ma ,come dire, la crescita è significativa.
Ma hanno tenuto bene in realtà in generale questi Digital Enabler cosiddetti hanno ottenuto, come dici tu, una rallentamento ma tenuto meglio rispetto alle altre aree del digitale più tradizionali.
Assolutamente, anche perché appunto l'investimenti si sono stratificati negli anni anche investimenti in competenze, in risorse interne quindi c'è stato magari un rallentamento - Noi qui quando parliamo del mercato parliamo di acquisto contratto di servizi dall'esterno - un rallentamento congiunturale che comunque ha fatto crescere intorno a 6-7% anche nel 2020 e poi si è tornati lungo una dinamica di crescita che già si era confermata negli anni passati.
Accanto a queste tematiche da qualche anno poi ci sono tutti i temi legati all'apprendimento automatico,
all'applicazione dell'intelligenza artificiale, alla nascita di alcune nuove progettualità legate all'analisi del linguaggio naturale dei chatbot piuttosto che della computer vision, quindi dell'analisi di tutto ciò che
riguarda le immagini e i video, che si è andata ad affiancare all'applicazione più tradizionali e grazie anche a tutta una serie di opportunità che oggi sono sono offerte dai sistemi computazionali e dalla vastità di dati che oggi abbiamo a nostra disposizione e questo è un altro mercato anche caratterizzato la dinamica ancora più interessanti perché parliamo di dinamiche fra il 25 e il 30%, che però è ancora
un po' più piccolino siamo nell'ordine dei 380 milioni di euro per il 2021 adesso a breve rilasceremo anche la stima per il 2022 che però conferma queste dinamiche sostanzialmente di crescita significativa.
Quindi sono dei mercati molto importanti, centrali negli investimenti delle aziende, e che ci aspettiamo che continuino a perseguire questa direzione.
Anche perché oggettivamente gli ambiti in cui poi applicare gli Analytics e le IA all'interno dell'impresa sono potenzialmente Veramente tanti. infiniti.
Sono veramente veramente tanti e come dicevi tu possono portare davvero a dei vantaggi competitivi molto importanti.
Ecco appunto per sfruttare questa scia, per avere questo impatto positivo appunto anche sui nostri business, grazie alla tua esperienza di anche tutte le realtà che hai visto adottare determinate best practice molto importanti, quali sono gli step che suggeriresti proprio per intraprendere questo cammino, laddove qualcuno l'abbia ancora fatto, ci stia pensando o l'abbia fatto in parte e di diventare davvero un'azienda data-driven?
Esatto, è un cammino come giustamente dici tu, è un camino complesso non dobbiamo banalizzare che effettivamente lavora su diverse diverse dimensioni.
Le principali che che possiamo dire sono la direzione tecnologica, la direzione di conoscenza di quelle che sono le tecniche, le direzioni di evoluzione delle competenze e dei modelli organizzativi.
Queste sono proprio le componenti principali di quello che noi chiamiamo il "Journey verso i dati" e che sostanzialmente poi vedono anche alcuni vincoli, no, nel modo in cui ci si approccia a queste tematiche.
Tipicamente l'approccio chiede inizialmente di andare a lavorare sulle tecnologie militanti, quindi mettere un po' a posto tutto ciò che riguarda il modo in cui i dati vengono vengono trattati, dopodiché però ci si scontra con un'altra sfida che è quello di conoscere le tecniche e quindi internalizzare delle competenze tecniche in grado di capire quali sono i corretti contesti in cui questi dati possono essere analizzati, che tipo di scelte di make or buy fare verso l'esterno e avere capacità anche di analizzare il mercato capire
che ci possono essere corretti partner nelle iniziative a seconda delle proprie esigenze.
E poi c'è un processo trasformativo accanto a questo di internalizzazione anche di competenze più specialistiche e quindi di formazione di esperti dei dati cosiddetti Data Scientist, Data Engineer e questo non è scontato perché parliamo di professionalità comunque scarsamente reperibili sul mercato per cui abbiamo delle aziende che effettivamente grandi aziende che riescono a intraprendere questo percorso - che hanno intrapreso questo percorso già da qualche anno e che quindi sono riuscito a strutturarsi, altre che si affacciano adesso con non poche difficoltà perché il primo step iniziale sicuramente lo step più complesso, quello di creare il nucleo centrale di competenza, e poi ovviamente i modelli organizzativi quindi riuscire a trasformare questo processo di cambiamento in una collocazione organizzativa tale da
poter avere una trasversalità su un'impresa no, quindi creare dei centri di eccellenza e possono essere a servizio di tutta l'organizzazione collocati anche gerarchicamente in modo tale da non essere succubi di alcune parti dell'azienda ma effettivamente qui.
Ovviamente entrano tutta una serie di altri aspetti legati alla gestione delle progettualità, selezionare quelle che sono i progetti come dire prioritari rispetto ad altri, una gestione dei conflitti, insomma tutta una serie di tematiche; come gestire i progetti in logica Agile piuttosto che in logica tradizionale quindi sono tutta una serie di competenze anche dal mondo del project management e della capacità di interazione con le parti dell'azienda quindi tutto il tema dello storytelling, la chiamiamo l'analytic translation, quindi parlare sia con gli utenti di business che con il vertice aziendale e non sono assolutamente processi scontati.
Infine ovviamente c'è un processo di cambiamento culturale, che a questo punto abbraccia tutta l'organizzazione, che richiede di allargare la base di dipendenti di addetti che effettivamente utilizzano i
dati nella loro quotidianità quindi trovare delle modalità per coinvolgerli, dagli dei tool facili da utilizzare che però permettano effettivamente di attivare un processo virtuoso che coinvolga tutta l'organizzazione che quindi realmente porti l'azienda a diventare data-driven no? che non sia più una cosa soltanto degli esperti o degli specialisti dei dati ma che diventi pervasivo.
Questo fa sentire le persone parte di un processo e permette poi di attivare tutta una serie di circoli virtuosi che portano veramente l'azienda a cogliere delle opportunità e essere più veloce nel rispondere ai cambiamenti di mercato; cambiamenti di mercato che sono sempre più rapidi e inaspettati piuttosto che le situazioni che abbiamo vissuto di necessità di comprendere il cambiamento in contesti che magari non avevamo - non ci aspettavamo di vivere e che invece ci richiedono di essere veloci, soprattutto in un mondo sempre più connesso, sempre più di relazioni sempre più fitte, quindi qualsiasi tipo di accadimento impatta sulla nostra organizzazione dobbiamo essere pronti a cambiare.
In questo senso essere data-driven diventa sempre più un elemento di vantaggio competitivo e anche di
sopravvivenza in alcuni contesti.
Quindi non soltanto competenze tecniche specialistiche ma anche il giusto mindset, il giusto approccio, a lavorare probabilmente anche in un certo modo quindi sicuramente anche gli aspetti metodologici, tu citato anche il tema delle soft skill, insomma mi fanno sempre pensare alla centralità comunque fortunatamente dell'essere umano all'interno anche di questi progetti così digitali.
Quindi come hai detto, direi per intraprendere questo nuovo viaggio è importantissimo come tutti i viaggi scegliere il partner giusto, il giusto compagno di viaggio.
Alessandro ti ringrazio per questa bella chiacchierata e ci vediamo magari a un prossimo episodio, mi auguro,e per tutti gli approfondimenti vi rimando su reti.it/podcast e ci vediamo al prossimo episodio!
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